Il Tao e il diagramma del Taiji
Tra il VI ed il IV secolo a.C. si sviluppò in Cina una scuola filosofica basata sull’osservazione della natura, il taoismo.
I primi filosofi taoisti si ritirarono tra montagne e foreste a osservare con attenzione la natura e le sue manifestazioni.
I loro templi si chiamavano “kuan”, ovvero “osservare”, centri di osservazione.
Questi antichi filosofi naturalisti ed eremiti (i fondatori della scuola furono Lao-tzu e Chuang-tzu) ricondussero la molteplicità delle espressioni della natura a due fenomeni basilari – il flusso ed il mutamento – e ne individuarono il principio fondamentale, lo schema costante. Lo chiamarono “Tao”, la “Via”.
“Prima della formazione del cielo e della terra c’era qualcosa in stato di fusione. Tranquilla e immateriale, essa esiste da sola e non muta (carattere); essa circola ovunque senza stancarsi. Si può considerarla come la Madre di tutto-sotto-il-cielo. Io non ne conosco il (vero) nome, ma la designo con l’appellativo di ‘Via’. …. la Via si regola sul Corso Naturale”
(Tao Tê Ching. Il Libro della Via e della Virtù, 1978)
Compresero, inoltre, che il meccanismo specifico attraverso il quale si esprimevano il flusso ed il mutamento del Tao era l’interazione dinamica di due opposti e complementari, Yin-Yang (in origine rappresentavano il lato in ombra ed il lato assolato di un campo).
Queste due modalità dell’universo divennero il modello di tutte le altre coppie che si alternano e si combinano per permettere ed esprimere la vita nei suoi vari aspetti: sole-luna, quiete-movimento, Terra-Cielo, femminile-maschile…
La combinazione ed alternanza dei due opposti Yin-Yang rappresenta da allora il principio in base al quale vengono spiegati e compresi i movimenti della volta celeste così come ogni aspetto della vita sulla Terra.
Anche l’energia, il “Qi”, aderisce perfettamente a questo modello: proprio come avviene con la corrente elettrica, un flusso di elettroni che corre dal polo positivo a quello negativo, il “Qi” si sviluppa grazie al moto continuo dell’alternanza fra le polarità Yin-Yang. Questo principio costitutivo dell’armonia, della salute e della vita venne rappresentato dal simbolo del Taiji, il “diagramma del grande polo”.
La risonanza con la natura e il non-agire
Osservando la natura, gli antichi taoisti compresero che il corpo umano e il cosmo sono intimamente collegati, seguono gli stessi principi e le stesse leggi. Il microcosmo e il macrocosmo echeggiano e rispecchiano l’un l’altro (si pensi al DNA che contiene in sé tutte le informazioni per lo sviluppo dell’intero organismo). Tra loro vi è “risonanza”. Entrare in risonanza con l’energia della natura vuole dire connettersi con il suo equilibrio, il suo potere di guarigione, la sua forza. Due “Qi” uguali si cercano e si attraggono reciprocamente.
La parola che esprime in cinese il principio fondamentale della risonanza, Gan Ying, si scrive con due caratteri. In tutti e due figura alla loro base l’ideogramma del cuore. Ma il cuore in cinese non è solo l’organo. E’ anche capacità di percepire, è anche mente. Xin è un concetto unico, cuore-mente, l’asse della percezione, del “sentire”, base della connessione e risonanza con la natura.
Perché la risonanza possa avere luogo, perché le onde delle frequenze si possano propagare, occorre uno spazio vuoto, una “cassa di risonanza”. Come potrebbe suonare una chitarra con la cassa armonica piena? Per poter “risuonare” con la natura e seguire la modalità del Tao, il cuore-mente cercherà quindi di raggiungere il vuoto, il non-fare, il cosiddetto “wuwei”. Wu è una particella di negazione. Wei “indica l’azione ordinaria e deliberata dell’uomo che persegue uno scopo, opposto ai processi spontanei della natura che sono ‘tali di per sé’”
(C..Graham 1999, p. 316 Citato in : Elisa Rossi. Shen. p. 7).
“Non ascoltare con le orecchie. Ascolta con la mente. No, non ascoltare con la mente, ascolta con il qi… Questo qi è il vuoto ricettivo a qualsiasi cosa. Il Tao (La Via) viene compreso attraverso il vuoto”
(Zhuang Zi cap.4)
Il Wu wei, è l’arte di accordarsi con la natura, di seguire il suo flusso e le sue manifestazioni senza opporvisi:
“Colui che segue l’ordine naturale fluisce nella corrente del Tao”
(citato in Needham, 1983)
“Il Cielo non ha volontà di produrre eppure le diecimila creature si trasformano, la terra non ha la volontà di far crescere eppure le diecimila creature si nutrono, imperatori e sovrani non agivano eppure il mondo otteneva buoni risultati”
(Chuang-tzu. La Calma, 2013)
Una delle caratteristiche del Tao è la spontaneità e naturalezza. I movimenti e le trasformazioni della natura, infatti, non vengono imposti, si verificano spontaneamente. Agire secondo il Tao, quindi, vuole dire agire spontaneamente e liberamente, seguendo la propria natura.
“La vacua quiete, la placida calma, il silenzioso distacco e la non-azione rappresentano la livella dell’equilibrio del Cielo e della Terra e il culmine della virtù del Tao. Perciò imperatori, sovrani e uomini santi erano sempre in pace. Standosene in pace erano vuoti; essendo vuoti erano spontanei e la spontaneità è la legge naturale”
(Chuang-tzu. La Calma, 2013)
Il vuoto e la non azione, tuttavia, non rappresentano un’assenza, un passivo non-essere. Al contrario, sono la sorgente creativa di tutte le cose, contenitori della potenzialità immensa ed infinita da cui possono scaturire le più diverse forme di vita.
I concetti basilari della visione taoista della natura si ritrovano nella fisica moderna, dal principio del mutamento al vuoto:
“Il vuoto è ben lungi dall’essere vuoto. Al contrario, esso contiene un numero illimitato di particelle che vengono generate e scompaiono in un processo senza fine. In questo aspetto della fisica moderna c’è dunque la più stretta corrispondenza con il Vuoto del misticismo orientale… il ‘vuoto fisico’, come è chiamato nella teoria dei campi, non è uno stato di semplice non-essere, ma contiene la potenzialità di tutte le forme del mondo delle particelle. Queste forme, a loro volta, non sono entità fisiche indipendenti, ma soltanto manifestazioni transitorie del Vuoto soggiacente ad esse”
(Capra, 1982).
Gli animali, le danze sciamaniche e le posizioni estatiche
Sin dalla preistoria gli esseri umani hanno ricercato tecniche per stabilire una “risonanza” con il cosmo.
Le esperienze di unione e connessione sono ancora oggi considerate un elemento fondamentale per contrastare l’angoscia della solitudine e della separazione. Si poteva trattare della frattura tra la vita e la morte, tra il mondo visibile e l’aldilà, tra l’uomo e la natura; o si poteva mirare a trascendere il pensiero razionale e la percezione stessa arrivando a contattare quell’essenza assoluta alla base di diverse esperienze mistiche.
In ogni caso danze e posture capaci di indurre uno stato meditativo, di coscienza non ordinaria, avevano la funzione di ricomporre la frattura e ristabilire quell’unità cosmica nella quale ogni forma di vita trovava il suo posto, la sua funzione, i suoi confini; di proporre un’esperienza della realtà diversa, oltre la frammentazione e gli opposti, un ritorno al vuoto, all’universo infinito, percorso di guarigione e ricerca spirituale.
Alcuni studi eseguiti su ritrovamenti archeologici (per lo più statuette di terracotta) risalenti al V-VI millennio a.C., inoltre, hanno individuato alcune particolari posture che, una volta eseguite (specialmente se accompagnate da determinati suoni, come ad esempio un ritmo ripetitivo di tamburo), inducono la coscienza in uno specifico stato alterato tipo “trance”, una totale fusione della coscienza individuale con il “tutto”.
Tra queste “posizioni estatiche” troviamo la posizione di base del Qi Gong e del Taiji Quan, così come della bioenergetica…
Una posizione di radicamento, le ginocchia leggermente flesse, la colonna vertebrale distesa, le spalle rilassate, le braccia lungo i fianchi. La posizione dell’orso, molto simile alla posizione della meditazione in piedi, si ritrova in siti archeologici dal 6000 a.C. fino ad oggi in Africa, Europa, Nord e Sud America, Cina.
(Felicitas D. Goodman, 1990; Belinda Gore, 1995).
Le danze degli antichi sciamani cinesi (in origine donne) sembra fossero ispirate agli animali, maestri e grandi interpreti delle leggi della natura. Imitandone i movimenti, cercando di coglierne l’essenza e le caratteristiche, miravano a entrare in relazione e “risonanza” con le forze naturali per ristabilire la salute e l’equilibrio. In alcuni reperti archeologici, ossa oracolari che riportano i più antichi esempi di scrittura pittografica, il carattere Wu con il quale si scriveva “sciamano” appare come una persona che danza indossando un costume di piume. Anche la parola per saggio, xian, si scriveva con un carattere raffigurante uno sciamano coperto di piume. Inoltre, gli aspetti benefici di queste danze sono testimoniati dalla scrittura antica della parola cinese “medico”: Il carattere “Yi” , medico, era composto dalla parola sciamano “Wu” e da una faretra piena di frecce con una mano che impugna l’arma. Probabilmente un riferimento alla pratica dell’agopuntura.
(Giulia Boschi, 1997).
E’ probabile che il Qi Gong affondi le sue radici nelle antiche danze sciamaniche ed in rituali finalizzati a creare stati alterati di coscienza tipo trance.
Una “grande danza” (Da-wu) veniva eseguita a fini terapeutici già in età preistorica. Numerose testimonianze di danze sciamaniche sono state rinvenute su incisioni nella roccia in varie località della Cina e un testo del III secolo a.C, gli “Annali della Primavera e dell’Autunno” riferisce dell’uso di danze terapeutiche:
“I corsi d’acqua erano interrotti e ostruiti, perciò i fiumi scorrevano male fin dalle sorgenti. Per la stessa ragione, quando il respiro o l’energia di una persona è congestionata o stagnante, i muscoli sono contratti e le articolazioni restano rigide. Perciò vengono prescritte danze che guidano il respiro e fanno sì che esso si muova armoniosamente in tutto il corpo”
(Catherine Despeux. Ginnastica: la tradizione antica 1989, citato in Kenneth Kohen. L’arte e la Scienza del Qi Gong 2006).
Stress e risonanza
Oggi sappiamo che il cervello umano emana vibrazioni con frequenze diverse a seconda degli stati d’animo e delle condizioni: Le onde Delta (0,5-4Hz) sono le più lente. Sono le onde prevalenti durante l’infanzia ed il sonno. Le onde Theta (4-8 Hz) e Alfa (8-13 Hz) si rilevano durante il dormiveglia ed in presenza di stati di meditazione profonda e di rilassamento. Le onde Beta (dai 13 Hz in su), le più diffuse tra gli adulti nelle società contemporanee, corrispondono ad uno stato di mente attiva, veloce, di ansia diffusa.
Anche la Terra emana una frequenza. Il suo campo elettromagnetico (onde che oscillano fra la terra ed alcuni strati dell’atmosfera) vibra in prevalenza ad una frequenza di 7.8 Hz. Alcuni esperimenti hanno messo in evidenza che la cosiddetta Risonanza Shumann di 7.8 Hz, il “battito del cuore” della Terra, è la stessa che attiva le risposte di guarigione del corpo umano, che regola il ritmo sonno-veglia, le secrezioni ormonali e così via. E’ la vibrazione che emette un cervello rilassato, in pace.
La stessa frequenza emessa dall’ippocampo di tutti i mammiferi.
La NASA installò sulle navicelle spaziali uno strumento che generava onde Schumann per alleviare i sintomi denunciati dagli astronauti quali angoscia e disorientamento.
Alti livelli di stress, con la conseguente protratta produzione di cortisolo, hanno effetti nocivi sull’ippocampo.
Quando la mente umana rallenta e si rilassa, quando inizia ad emettere frequenze intorno ai 7-8 Hz, entra in “risonanza” con il cosmo. La sensazione di pace e connessione con il tutto, di espansione e leggerezza, di forza e benessere che si sperimenta durante la pratica del Qi Gong corrisponde ad una sintonia reale. Entriamo a far parte dell’onda di vibrazione della terra, diventiamo della stessa sostanza…
Bibliografia
Boschi, Giulia. Medicina Cinese: La radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati. Genova: Erga edizioni, 1997
Capra, Fritjof. Il Tao della fisica. Milano: Adelphi edizioni, 1982
Chuang-tzu. La Calma. Milano: Mondadori, 2013
Cohen, Kenneth S. L’arte e la scienza del Qi Gong. Genova: Erga edizioni, 2006
Goodman, Felicitas D. Where the Spirits ride the Wind: Trance Journeys and other ecstatic Experiences. Bloomington: Indiana University Press, 1990
Gore, Belinda. Ecstatic Body Postures: An alternate Reality Workbook. Rochester: Bear & Company, 1995
I Ching Taoista. Roma: Edizioni Mediterranee, 1992
Kohn, Livia. Taoist Meditation and Longevity Techniques. Ann Arbor: University of Michigan Press, 1989
Needham, Joseph. Scienza e civiltà in Cina. Torino: Einaudi, 1983
Ried, Daniel. Chi-Gung. Harnessing the Power of the Universe. London: Simon & Shuster, 1998
Schoot-Billmann, France. Quando la danza guarisce: approccio psicoanalitico e antropologico alla funzione terapeutica della danza. Milano: Franco Angeli, 2011
Tao Tê Ching. Il Libro della Via e della Virtù. Milano: Mondadori, 1978